Dottorato in Studi Culturali Europei - bibliografia



Note sulla ricerca: il sistema ricerca parole singole o adiacenti nella bibliografia di questo laboratorio. Per cercare le pubblicazioni di Mario Rossi, per esempio, è sufficiente inserire come parola chiave "rossi". Nel caso in cui si cerchi un articolo dal titolo "La cultura visuale in Italia" daranno risultati positivi soltanto le parole singole o le combinazioni di parole adiacenti ma non due parole a caso come ad esempio "cultura italia". Il sistema, inoltre, ricerca all'interno dei campi di classificazione di ogni singolo volume, che vengono riportati in corsivo in calce al risultato.

Agamben, Giorgio
Nudità
Nottetempo
2009

Raccolta di saggi brevi.

Benjamin, Walter
L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica
Einaudi,
2011

“La Gioconda” su un foulard o l’incisione di un concerto di Ravel diretto dall’autore stesso e ogni giorno riascoltabile sono due esemplificazioni di quel fenomeno che Benjamin definisce la «perdita dell'aura» nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, ossia la perdita del «qui e ora» magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. Nel chiuso di un’automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si può ascoltare quel concerto di Ravel al di fuori della sua unicità spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. Nondimeno, la perdita del carisma insito nell’opera d’arte, «unica» eppure riprodotta, non è deplorata da Benjamin con quell’atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della Scuola di Francoforte. Egli collega infatti la «perdita dell’aura» nella società contemporanea all'irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che è giocoforza diventino merce. La riproduzione dell’opera d’arte in «sede impropria» non ne comporta una perdita di qualità, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un’esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante.

Benjamin, Walter
I "Passages di Parigi"
Einaudi,
2010

«L'intenzione di Benjamin era di combinare materiale e teoria, citazione e interpretazione in una costellazione nuova rispetto a qualsiasi forma corrente di rappresentazione e nella quale tutto il peso doveva posare sul materiale e le citazioni, mentre teoria e interpretazione dovevano asceticamente defilarsi».

(Dall'Introduzione di Rolf Tiedemann)

Benjamin, Walter
Angelus Novus
Einaudi, Torino
2006

Difficile collocare criticamente la figura di Walter Benjamin: la sua originalità di pensatore e la sua opera - saggi teoretici, aforismi, impressioni di viaggio, ricordi - trascendono la storia, la filosofia o la letteratura nella loro accezione corrente. Questa antologia, pubblicata per la prima volta nel 1962 da Einaudi, raccoglie i testi piú rappresentativi, dai saggi filosofici Per la critica della violenza, Destino e carattere, Sulla facoltà mimetica, a quelli piú letterari su Baudelaire, Kafka e Goethe: tutti scritti rivelatori di una particolare forma di saggismo in cui le «affermazioni sulla vita» non possono prescindere dall'analisi di un determinato «paesaggio culturale» (il saggio sulle Affinità elettive diventa un trattato sull'amore e sul matrimonio nell'epoca moderna); e che mettono in luce le risorse di un laboratorio di pensiero tra i piú fervidi e originali di questo secolo.

Benjamin, Walter
Il dramma barocco tedesco
Einaudi, Torino
1998

Scritto nel 1926 nella prospettiva del conseguimento di una libera docenza universitaria, e oggetto di un celebre rifiuto da parte della commissione esaminatrice, Il dramma barocco tedesco è sicuramente uno dei libri piu compiuti e caratteristici di Walter Benjamin e, al contempo, uno degli esiti piú alti conseguiti dalla cultura saggistica dell'intero Novecento. Il libro consiste in una perlustrazione lucida e filologicamente ineccepibile di uno dei periodi piú oscuri, grevi e avari di capolavori dell'arte tedesca ed europea. Le caratteristiche stesse di quella polverosa produzione drammatica (l'inclinazione anticlassicistica, il cerebralismo, la lut- tuosità barocca legata all'idea di un tempo vuoto della storia e, in particolare, il virtuosistico ricorso all'allegoria) sono però altrettanti elementi che rispondono idealmente allo sguardo indagatore benjaminiano producendo autentici tesori interpretativi. Infatti, il vero oggetto del libro, oltre a quello dichiarato dal titolo, era la stessa ideologia e principio ispiratore dell'arte contemporanea dei primi decenni del secolo, che proprio dall'impulso di contestazione dell'armonia classicistica e della compostezza formale dell'opera d'arte traevano la propria fonte d'ispirazione. Cosí, il motivo dell'allegoria, che Benjamin riporta a dignità culturale dopo secoli di autentica svalutazione ed emarginazione, non coinvolge solo il tema del saggio, ma anche il suo contenuto e il suo stesso stile, e il libro si rivela quindi essere una presa di posizione filosofica e "politica" su quanto era in corso di sperimentazione nelle grandi avventure estetiche, letterarie ed artistiche, dell' avanguardia europea.

Benjamin, Walter
Infanzia berlinese; intorno al millenovecento
Einaudi, Torino, Contributi di Peter Szondi. A cura di Enrico Ganni. Postfazione di Theodor W. Adorno
2007

Un'autobiografia anomala, una sorta di mosaico in cui Benjamin condensa le esperienze e la topografia della propria infanzia, ridando anima ai sogni, facendo rivivere le ore e i luoghi di magia, e al contempo gli angosciosi presentimenti di un bambino ebreo nella Berlino dell'epoca. Benjamin scava nell'infanzia, negli strati nascosti, perduti della vita per riattivare quella "promessa di felicità" che è patrimonio di ogni essere umano, senza tuttavia dimenticare che questa possibile felicità è perennemente esposta ai venti della storia. Un testo che ha svelato Benjamin come grande scrittore, oltre che pensatore e intellettuale.

Infanzia berlinese consiste di miniature che evocano singole strade, persone, oggetti, intérieurs. Non c'è dubbio che chi si accinge a scrivere cose di questo tipo è, come Proust, di cui Benjamin fu traduttore, alla ricerca del tempo perduto. Ma il tema di Proust e quello di Benjamin sono davvero lo stesso? Le loro ricerche del tempo perduto perseguono il medesimo obiettivo? Proust cerca il passato per sfuggire al tempo, e ciò significa soprattutto: al futuro, ai suoi pericoli, alle sue minacce, la cui minaccia estrema è la morte. Benjamin, al contrario, nel passato cerca il proprio futuro. I luoghi a cui lo riconduce il suo rammemorare hanno quasi tutti «i tratti dell'avvenire». E non è casuale che il suo ricordo colga una figura dell'infanzia «nel ruolo del veggente che predice il futuro». Proust presta attenzione al risuonare del passato, Benjamin a ciò che anticipa un futuro che, nel frattempo, è diventato a sua volta passato. A differenza di Proust, Benjamin non vuole liberarsi della temporalità, non vuole osservare le cose nella loro essenza astorica ma aspira all'esperienza e alla conoscenza storica.
Dal saggio di Peter Szondi

Bowman, Paul , a cura di F. Bernardi
Studi culturali. Teoria, intervento, cultura pop
Progedit
2011

Presentando per la prima volta al pubblico italiano il pensiero di Paul Bowman, questo volume intende rinnovare la riflessione sull'agenda etico-politica propria dei Cultural Studies, che sono nati a Birmingham nel 1964 e si sono rapidamente diffusi nel mondo anglofono e nelle comunità di studiosi.

Burke, Peter
La storia culturale
il Mulino, a cura di P. Capuzzo
2006

In questo breve volume, Burke ripercorre l'evoluzione degli studi sulla storia della cultura a partire dall'Ottocento, ne delinea le caratteristiche attuali e ipotizza i suoi possibili sviluppi futuri. Il volume prende le mosse da due grandi classici ritratti di un'epoca, "La cultura del Rinascimento in Italia" di Burckhardt e "L'autunno del Medioevo" di Huizinga, e segue le diverse incarnazioni della storia culturale nella sociologia (Weber), nella storia dell'arte, nella storia della cultura popolare. Dopo aver trattato della risposta marxista all'approccio culturale, Burke si concentra sulla stagione presente, segnata a partire dagli anni Settanta dall'influenza dell'antropologia e di grandi studiosi come Bachtin, Elias, Foucault e Bourdieu, e caratterizzata dalla messa a fuoco di una vasta serie di tematiche nuove come la storia del corpo, la memoria, la costruzione delle identità individuali e collettive. Infine Burke ragiona sugli sviluppi della storia culturale, ipotizzando che in futuro essa si estenda tra l'altro anche alla storia della politica, della violenza, delle emozioni.

Butler, Judith
Critica della violenza etica
Feltrinelli
2006

Questo libro nasce da un interrogativo: Com'è possibile parlare di filosofia morale nel quadro della società contemporanea? Judith Butler confrontandosi con Adorno, Foucault, Cavarero, Levinas, Nancy e altri indaga il concetto di responsabilità morale.

Calefato, Patrizia
Lusso
Meltemi, Roma
2003

Il lusso è spreco, possesso eccezionale, distinzione senza prezzo. Mette in scena l’eccesso, oltre ciò che meramente serve a uno scopo, oltre ciò di cui c’è semplicemente bisogno. Che senso ha occuparsi di questo argomento scomodo, apparentemente “frivolo” e “amorale” in un momento in cui la miseria del mondo suggerirebbe tutt’altre attenzioni? Perché la riflessione sul lusso – con la sua esaltazione o la sua condanna – ha accompagnato momenti cruciali della storia? Che ruolo ha il nuovo lusso come discorso del dominio sovranazionale? Perché il lusso attrae? O perché repelle? Quali meccanismi di rassicurazione o viceversa di incertezza ulteriore introduce nel presente? Che rapporto ha il lusso inteso come dispendio irragionevole (di ricchezze, di energie, di sacrificio) con le ragioni profonde della guerra e del terrore? Negli ultimi due decenni del Novecento, la parola “lusso” ha ottenuto piena cittadinanza all’interno del lessico economico e finanziario. Ma l’analisi condotta in queste pagine va oltre l’economia ristretta e il consumo. Nella sua connotazione più profondamente “umana”, il lusso replica infatti alla domanda se possa esistere un desiderio che il bisogno non prevede. Attraversando immagini e visioni contemporanee del lusso nei territori della moda e della pubblicità, dello spazio urbano e delle nuove tecnologie, dei viaggi e dell’arredamento, delle automobili e dei gioielli, Patrizia Calefato incrocia gli studi culturali, la ricerca semiotica e la riflessione estetica, inseguendo le ragioni di un modello estetico, economico e culturale che, insinuatosi nelle falle di una razionalità occidentale che non sa definire la misura del possesso, le forme del consumo, i caratteri del gusto, si riconosce nell’eccezionalità, nell’unicità, nella rarità, nell’opulenza.

Chambers, Iain
Sulla soglia del mondo
Meltemi, Roma
2003

Volenti o nolenti, siamo tutti figli di un pensiero che ha origine nell’umanesimo, in un’epoca in cui l’uomo misurava e classificava tutto sentendosi al centro dell’universo, senza mettersi mai in discussione, usurpando e sopprimendo culture, tradizioni, popolazioni diverse dalla propria, in una parola, l’altro. Tuttavia, il senso del mondo che abbiamo ricevuto in eredità – in cui il soggetto umano viene considerato sovrano, il linguaggio il mezzo naturale del suo volere e la verità nient’altro che la rappresentazione del suo razionalismo – è soggetto a una revisione radicale. Che cosa accade allora alla storia, alla cultura, alla soggettività e all’analisi critica quando si comprende che i loro linguaggi vanno al di là della volontà e del controllo comune e l’Occidente si trova a essere portato altrove? La questione si situa in uno spazio che, provocatoriamente, potremmo definire postumanesimo. Questa prospettiva non apre a un universo antiumano, non annuncia la fine del soggetto, ma ne propone uno diverso, e una diversa etica della comprensione. Paradossalmente, criticare l’universalismo astratto dell’umanesimo occidentale significa gettare l’uomo nell’immediatezza culturale e storica di un’umanità differenziata e sempre incompleta. In una serie di saggi che accostano Jimi Hendrix a Heidegger, vedono lo spazio coloniale iscritto nell’estetica del Barocco, e sondano attraverso la musica le memorie rimosse della modernità, Iain Chambers, soprattutto alla luce della critica postcoloniale, evidenzia la necessità di porre interrogativi su quanto abbiamo acquisito acriticamente, e di riconsiderare le categorie – culturali, sociali, estetiche – fin qui accettate. A più riprese ricorrono nel libro la metafora del viaggio e il senso di spaesamento che l’accompagna: ormai ci troviamo tutti in cammino, non verso casa, ma verso una meta non stabilita e che cambia di continuo. Il viaggio, come mito fondamentale della modernità, ci apre una porta su un mondo tutto da rivedere e rivalutare.

Chambers, Iain
Paesaggi migratori
Meltemi, Roma
2003

Le migrazioni contemporanee che rendono prossimo il resto del mondo hanno spezzato bruscamente il tempo della modernità. Quando l’Altro non è più tenuto a distanza, ma comincia ad apparire costantemente qui, quando l’incontro tra culture, storie, religioni e lingue diverse non è più episodico, non è limitato alle “zone di contatto” dell’epoca coloniale, ma emerge al centro della nostra vita quotidiana, nelle nostre città e nelle nostre culture, la “ragione” occidentale deve ripensare i propri punti di riferimento, le proprie fondamenta, aprirsi a nuove prospettive e nuovi percorsi. Nell’incontro con l’alterità, nel confronto con voci, identità, ragioni e poteri differenti, il pensiero critico si trova allora costretto a riconsiderare i linguaggi che rappresentano il “progresso”: dalla storiografia alla sociologia, dalla musica alla tecnica. Mentre dinanzi alla “minaccia” dello straniero, la difesa rigida di un’identità storica tramite il ricorso all’autorità delle tradizioni e delle istituzioni locali assume il senso di un miope congedo dagli inesorabili processi storici e culturali in corso. Come una piccola scheggia, questo volume aspira al senso inaspettato dello spaesamento che emerge da questi paesaggi migratori, suggerendo di instaurare un rapporto radicalmente diverso, sicuramente meno arrogante e più critico, con la propria formazione storico-culturale. Da qui le nostre storie, le nostre lingue e i nostri ricordi sono trasformati da punto di arrivo a punto di partenza.

Cometa, Michele , Coglitore, Roberta, Mazzara, Federica
Dizionario degli Studi Culturali
Meltemi, Roma
2004

Questo dizionario traccia una “cartografia” delle tradizioni di studio che si fondano sull’idea di cultura. La sua originalità, nel panorama ormai affollato dei dizionari, dei lessici e delle elencazioni di concetti-chiave per gli studi culturali sta nell’aver tentato, da un lato, un allargamento del loro “canone” implicito, superando l’egemonia dell’area anglo-americana, dall’altro, nell’aver ricondotto a unità, sia pure transnazionale e transculturale, approcci e metodologie che sembrano ispirati da principi a volte troppo differenti quando non addirittura antitetici. In questo dizionario si tiene dunque conto delle tradizioni che partono dai Cultural Studies anglosassoni, con le derivazioni americane e post-coloniali, delle tradizioni che si richiamano alle Kulturwissenschaften tedesche, ma anche di quelle provenienti da altre aree geografiche, europee ed extraeuropee. Da Analisi del discorso a Semiosfera da Fashion Theory a Teoria critica, da Women’s Studies a Storia delle mentalità, da Semantica storica a Memoria culturale, per fare solo degli esempi, il dizionario marca un territorio che non può essere mai completamente mappato: nuovi soggetti e nuovi discorsi si presentano da latitudini sempre diverse sul palcoscenico della “storia universale” provocando imprevedibili e feconde contaminazioni disciplinari.

Cometa, Michele
Studi Culturali
Guida, Napoli
2011


Didi-Huberman, Georges
Come le lucciole. Una politica della sopravvivenza
Bollati Boringhieri
2010

A partire da Pasolini, una riflessione su quel che resta del nostro passato, su come possiamo preservare anche ciò che sembra condannato alla sparizione

Foucault, Michel
L'ordine del discorso
Einaudi, Torino
2004

L'ordine del discorso è il testo della lezione inaugurale di Michel Foucault al Collège de France, e costituisce ancor oggi, pur nella sua brevità, un documento di grande importanza per comprendere l'inflessione che il cantiere foucaultiano avrebbe conosciuto a partire dagli anni settanta. In esso, infatti, l'autore pone al centro delle proprie preoccupazioni teoriche, per la prima volta in maniera esplicita, la questione dei rapporti tra discorso, verità e potere, delineando il progetto critico e genealogico che avrebbe sviluppato e approfondito negli anni successivi.
Ne L'ordine del discorso Foucault analizza in particolare le varie forme in cui in ogni società la produzione del discorso è al tempo stesso controllata e selezionata, in modo da scongiurarne i poteri e i pericoli, e poterlo cosí padroneggiare. Questione piú che mai di drammatica attualità.
Alla riedizione del testo si è aggiunta la plaquette di candidatura al Collège de France, intitolata Titoli e lavori, nella quale Foucault offre una illuminante sintesi di tutte le sue ricerche anteriori, illustrando il cammino percorso fino ad allora, e delineando alcuni dei problemi e dei campi che avrebbero dovuto essere oggetto delle sue indagini e del suo insegnamento negli anni a venire.
A completare il dossier relativo agli esordi dell'avventura foucaultiana, i due interventi con i quali Jules Vuillemin sosterrà la candidatura di Foucault alla prestigiosa istituzione.
Nella Postfazione che chiude il volume, infine, Mauro Bertani rievoca alcuni dei temi e dei problemi affrontati da Foucault nel corso dei tredici anni di ricerche febbrili e di insegnamento instancabile, fino a poco prima della morte, al Collège de France.

Guglielmini, Marina , Pala, Mauro
Frontiere, confini, limiti
Armando Editore, (collana Trame)
2011

Parlare oggi di letteratura e geografia, significa affrontare le ideologie e i discorsi iscritti nello spazio; sollecitare la geografia implica perciò l’attivazione di un certo numero di concetti come sapere, potere, scienza. Il limite è certo uno dei termini più impegnativi e insieme polivalenti del vocabolario geografico: è demarcazione e insieme dichiarazione, esplicitazione ed esposizione di ciò che è noto e ciò che non lo è. La frontiera ne rappresenta la negazione: mentre il primo sancisce e preserva lo status, la frontiera evoca tutto ciò che si colloca al di là del confine.

Lutter, Christina , Reisenleitner, Markus
Culturali Studies. Un'introduzione
Bruno Mondadori, a cura di Michele Cometa
2004

Questa è la prima introduzione organica in lingua italiana a quell'ambito di studi che nell'area anglo-americana va sotto il nome di Cultural Studies e in quella germanica comprende invece le cosiddette Kulturwissenschaften.
Gli studi culturali, nelle varie declinazioni europee ed extraeuropee, hanno offerto inedite e stimolanti prospettive per gli studi umanistici, fornendo in breve tempo metodologie in grado di superare consolidate barriere interdisciplinari. Questo volume, che tiene conto delle tendenze e degli esiti della ricerca internazionale in Europa e fuori dall'Europa, ricostruisce gli esordi del fenomeno e mostra come dal bacino degli studi culturali siano emerse tendenze di ricerca del tutto innovative: gli studi sulle identità, sul genere, su razza e nazionalità, sulle culture post-coloniali, sulle tecnologie del corpo e della mente (dalla realtà virtuale al cyborg).

Pala, Mauro
Allegorie metropolitane. Metropoli come poetiche moderniste
Cuec
2005

Lo studio di Mauro Pala analizza la metropoli come metafora e metonimia del moderno attraverso due testi fondamentali della poetica del Novecento: "Berlin Alexanderplatz" di Alfred Döblin e "Manhattan Transfer" di John Dos Passos, in cui le città di Berlino e New York vengono colte nella fase del loro sviluppo frenetico antecedente alla crisi del '29. Due esempi importanti del modernismo nella sua espressione estrema, come sintesi delle tecniche visive e narrative dell'avanguardia storica. Due opere in cui la nascente sociologia incrocia la sperimentazione artistica. Mauro Pala è ricercatore di letteratura inglese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Cagliari.

Pala, Mauro
Americanismi. Sulla ricezione del pensiero di Gramsci negli Stati Uniti
Cuec
2011

Il progetto di un libro che compendiasse voci sulla ricezione del pensiero di Antonio Gramsci negli Stati Uniti ha preso forma nel 2006, nel corso di un periodo di ricerca presso la Notre Dame University. Questo testo non ha pretese esaustive nei confronti degli americanismi, intendendo arbitrariamente con questo termine le voci del dibattito sviluppatosi sul pensiero di Gramsci negli Stati Uniti: l’idea è piuttosto quella di riunire una serie di contributi da parte di studiosi attivi in Nord America, rappresentativi della vastità degli interessi e delle discipline coinvolte nell’esegesi gramsciana, ricezione che in quest’area geopolitica ha ormai dato vita ad una serie di ricerche e collaborazioni tale da qualificarsi come prospettiva imprescindibile negli studi incentrati sul pensatore sardo.

Il libro comprende i contributi di Joseph A. Buttigieg, Timothy Brennan, Kate Crehan, Roberto M. Dainotto, Joseph Francese, Marcus E. Green, Peter Ives, Marcia Landy, Massimo Lollini, Esteve Morera, Mauro Pala, Stefano Selenu ed Evan Watkins.

Salizzoni, Roberto (a cura)
Cultural studies, estetica, scienze umane
Trauben, Torino
2003


Indice:

Premessa
For a New Aesthetic Education di John Brenkman
Cultura, identità, multiculturalismo di Luís X. Álvarez
L'estetica dei cu.ltural studies di Roberto Salizzoni
Il "nuovo storicismo" di Stephen Greenblatt come estetica culturale di Renato Troncon
La perdita d'ingenuità della distanza critica di Federico Luisetti
Gender studies e psicoanalisi di Fulvio Salza
Le condizioni della visione: una discussione di Giorgio Maragliano
Enjoiment vs. Multicultural di Jean-Claude Léveque
Che significato hanno gli studi culturali in Italia ? di Paola Di Cori